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05/09/2016
CRESCERE E LAVORARE CONTROCORRENTE.
Dal Marocco all’Italia in cerca di futuro. «La formazione mi ha dato valore»
L’Italia è il Bel Paese. Il paese dove si lavora, dove si guadagna, dove puoi costruirti un futuro. Così lo immagina Mohamer Ouafi, guardando quel braccio di mare che lo separa da lei. A soli 13 anni ha già le idee chiare, e anche la sua famiglia. Mohamed non può restare in Marocco, deve raggiungere lo zio, perché è là, nella culla della storia e delle civiltà, che può guadagnarsi un futuro, rispettabile e rispettato.
«In Marocco si lavora un mese per guadagnare 200 euro e l’affitto di un alloggio costa 70 euro. Non si può vivere. Per questo 12 anni fa sono venuto in Italia, ospite di mio zio. Non sapevo una parola di italiano, non conoscevo nessuno. Di giorno facevo il venditore ambulante, di sera frequentavo una scuola per imparare l’italiano. E’ stata dura, ma volevo farcela. Volevo trovare un lavoro diverso per guadagnare di più e poter aiutare i miei genitori e i miei 4 fratelli».
A 17 anni Mohamed si iscrive al corso gratuito di OPERATORE ELETTRICO presso l’EnAIP di Novara. Vuole imparare un mestiere in poco tempo, perché servono soldi, per mangiare, per vivere. Nel frattempo lo zio lascia l’Italia e lui resta solo, con il cuore nel passato ma la testa nel futuro, e il presente in un alloggio con altre sette persone: perché questo è quello che si può permettere un ragazzo onesto, figlio di una terra generosa, ma non certo “di papà”.
«Nel corso c’erano materie come matematica, italiano, storia. Ciò che era interessante erano le ore tecniche e i laboratori pratici. Il mondo dell’elettricità mi affascinava, era bello disegnare impianti, costruire circuiti, tirare cavi. Più passavano i giorni più quel lavoro mi piaceva, diventava mio. Poi è arrivato il momento dello stage e qui ho capito che davvero avevo trovato la mia professione».
Mohamed consegue la qualifica a pieni voti e ha subito in tasca un contratto di apprendistato firmato dalla Ciesse impianti, impresa di San Pietro che lo ha avuto in stage. Non manca qualche cliente diffidente; “sarà sicuro far entrare in casa un marocchino o, peggio, fargli montare un sistema di allarme?” La risposta è un contratto di lavoro a tempo indeterminato, come operaio specializzato.
«Ho abbassato la testa lavorando senza tregua, ho imparato tutto quello che potevo, ho avuto la fortuna di trovare una persona che ha creduto in me e mi ha passato tutta la sua esperienza. La formazione mi ha aiutato a scoprire un mestiere, a dare valore alle mie capacità manuali, ma anche intuitive. Oggi sono in grado di realizzare impianti elettrici civili e industriali, di installare allarmi, di programmare e gestire impianti domotici. Ho una casa tutta mia, molti amici. Riesco ad aiutare la mia famiglia e ogni sera torno a casa soddisfatto».
I suoi occhi brillano mentre cerca di spiegarmi che “vedere una lampadina che si accende è come dare la vita ad un oggetto”. E’ dare un senso a 12 anni passati lontano dalle persone che ami, con il sogno di comprarti una casa al mare, quello che hai solcato da bambino in cerca di una terra in cui diventare un uomo.
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