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18/05/2017
La Camera ha approvato con 432 voti favorevoli, zero contrari e un solo astenuto la legge contro il cyberbullismo, che ha avuto un iter difficile, per un tema complesso e combattuto. È un punto di partenza, lo ha ribadito la relatrice del testo originale Elena Ferrara, senatrice Pd e docente di Carolina Picchio, la 14enne di Novara che nel 2013 si suicidò in seguito alla condivisione di un video che la vedeva protagonista. Ed è proprio a Carolina che la presidentessa Laura Boldrini ha pensato prima di avviare il voto a cui ha assistito anche il padre della giovane.
Il primo apporto della legge è la definizione di cyberbullismo, che entra nel nostro ordinamento giuridico, al pari di una forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, diffamazione, alterazione, manipolazione di dati illeciti e dell’identità. Viene enfatizzato l’aspetto della diffusione online con lo scopo di isolare o umiliare la vittima.
Nell’ottica della prevenzione la legge mette al centro la scuola, ognuna delle quali dovrà designare un referente, un docente che dialogherà con le associazioni regionali e, se necessario, con le forze dell’ordine. Inoltre gli istituti, sotto la guida del Miur, devono avviare piani di formazione all’uso di internet e misure per sensibilizzare gli studenti. I presidi dovranno informare subito le famiglie delle vittime, obbligo che però va rispettato solo in quei casi che non costituiscono reato. La ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli apprezza la linea della legge che favorisce “la prevenzione a partire dalla scuola” e ha già avviato le misure imposte dalla legge medesima.
I minorenni (ma comunque over 14) vittime di cyberbullismo possono chiedere la rimozione di contenuti sconvenienti apparsi sul web, così come possono farlo i loro genitori. Se il gestore non dà seguito entro 48 ore, subentra il Garante per la privacy con l’intento di riuscire a oscurare il contenuto entro le 48 ore successive. C’è però da sottolineare che il termine “gestore“ non contempla né i provider, né i motori di ricerca.
Laura Boldrini, soddisfatta, sostiene di avere mantenuto una promessa, fornendo uno strumento a chi deve aiutare i giovani a proteggersi. Una legge che deve però essere intesa come un punto di partenza e che può dare il meglio di sé solo con l’impegno di tutti gli attori, tra i quali scuola e famiglia.
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