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10/05/2018
Mercoledi 9 maggio, nella sala “Officina della Pace” del Gruppo Abele in Corso Trapani 91/b a Torino, si è svolto un incontro informativo rivolto alle associazioni e ai gruppi informali dei migranti incentrato sul lavoro. Tema dell’appuntamento, inserito all’interno del progetto D.I.S.C.O.R.S.I Migranti e a cura di EnAIP Piemonte, le competenze non formali e informali in ambito professionale.
La ricerca sul tema dell’inclusione lavorativa dei migranti prende le mosse dalla convinzione che il lavoro sia un fattore determinate per l’inclusione sociale e per l’autonomia delle persone. Tuttavia, il percorso di riconoscimento di esperienze e apprendimenti maturati in ogni contesto (formale, non formale e informale) risulta così articolato da rischiare di minare la possibilità di costruire società più coese e inclusive in grado di valorizzare davvero tutte le risorse presenti sul territorio.
A questo proposito, si è evidenziata un’opportunità interessante: includere all’interno del processo di selezione anche il bagaglio di competenze acquisite durante il corso della vita, fuori dai contesti formativi. In questo senso, vengono prese in considerazione tutte quelle evidenze documentarie e di azione (compresi video e foto pubblicati sui Social) in grado di testimoniare un saper fare: essersi occupati di un genitore anziano e malato, un corso di apicoltura non riconosciuto, aver fatto l’animatore, saper cucinare, ecc. Alla fase di racconto, segue quella di valutazione delle evidenze con una messa alla prova: una verifica pratica da svolgersi in un centro formativo in cui è presente il laboratorio interessato o in un’azienda della rete. In base al risultato, le competenze possono essere validate in toto o solo parzialmente: nell’ultimo caso al candidato si offre la possibilità di partecipare a un corso di formazione per i soli moduli mancanti.
Il progetto, che in questo momento è attivo in Piemonte e sta coinvolgendo 50 uomini e donne provenienti da Paesi Terzi, ha messo in luce alcune criticità da tenere presenti: il servizio di certificazione delle competenze è gratuito, pertanto necessita di fondi utili per poterlo sostenere con regolarità; è indispensabile la massima flessibilità in virtù dell’unicità dell’individuo; l’opportunità di un quadro europeo unitario delle competenze.
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