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01/04/2025
"Io di amore non so scrivere" non è solo una frase provocatoria, ma una vera e propria dichiarazione d’ascolto. Giulia Muscatelli ha intrapreso un viaggio lungo cinque mesi, raccogliendo le voci di oltre 300 adolescenti in contesti diversi: dalle scuole alle biblioteche, dai gruppi autogestiti ai bagni dei licei, fino agli autobus. La domanda che ha posto loro era semplice ma potente: che cos'è l'amore per voi?
Le risposte raccolte sono sincere, contraddittorie, a volte disarmanti, ma tutte raccontano un universo ricco di emozioni, dubbi e certezze. Da queste risposte è nato il libro “Io di amore non so scrivere” che dà voce ai giovani e invita gli adulti a mettersi in discussione, guardando il mondo attraverso gli occhi dei ragazzi.
Anche alcuni dei nostri allievi e delle nostre allieve di Enaip Settimo hanno avuto l’opportunità di partecipare a questo progetto, offrendo pensieri, domande e frammenti di sé. Hanno parlato di amore, sesso, relazioni, e lo hanno fatto con una libertà che spesso non concediamo loro. Un'espressione genuina che rispecchia la loro visione del mondo e delle emozioni, lontano dagli stereotipi e dalle aspettative degli adulti. Ieri Giulia è tornata nelle aule di Enaip Settimo per presentare il suo libro, realizzato grazie anche al loro contributo.
"Io di amore non so scrivere" dimostra una verità semplice ma fondamentale: gli adulti parlano spesso di amore e dei ragazzi, ma troppo spesso lo fanno con parole che non sono le loro. Parole che non rispecchiano la realtà vissuta dai giovani. Ascoltare davvero i ragazzi, dare spazio alle loro parole senza pregiudizi, è un passo necessario verso una comunicazione più autentica e significativa.
In un mondo in cui le generazioni sembrano parlare lingue diverse, forse un buon inizio sarebbe proprio questo: ascoltare.
«Ho avuto un grande privilegio - racconta Giulia – nel poter ascoltare i ragazzi. Parlargli è molto difficile, e dipende soprattutto dal ruolo che ricopri quando ti poni di fronte a loro. Allo stesso tempo, molte volte mi sono trovata tra le mani storie complicate, che solo gli esperti avrebbero dovuto maneggiare, ed è stato proprio agli esperti che ho poi indirizzato i protagonisti di queste storie. Lì ho avuto paura di dover arrendermi e non poterli aiutare. Per fortuna ho ascoltato anche storie divertenti, che mi hanno fatto sorridere».
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