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17/09/2019
BOLOGNA. Cosa manca all'Italia per diventare un Paese vivace e dinamico dove si muovono delle possibilità? Cosa si è bloccato, cosa s'è inceppato? Tocca a chi governa e dirige la “macchina” sbloccare il meccanismo e farlo ripartire ma le Acli vogliono partecipare e contribuire con le loro idee e proposte. Una di queste, presentate al 52° Incontro Nazionale di Studi a Bologna, riguarda la formazione professionale, ed è contenuta nella relazione del Presidente nazionale delle Acli Roberto Rossini.
«L'Italia è uno dei Paesi nei quali non c'è uno stretto rapporto tra i progressi nel settore dell'istruzione e quelli del reddito. Potremmo dire che ottenere un diploma o una laurea non protegge dal fatto di non dover poi essere obbligati a fare il rider o il commesso al McDonald's di zona per sopravvivere. Non sono lavori disprezzabili, certo, ma forse l'impegno intellettuale del singolo così come l'impegno economico dello Stato potrebbero essere meglio ricompensati.
In un sistema più ordinato lo studio è funzionale anche a ricoprire i ruoli in alcuni e determinati profili professionali. Il mismatching tra formazione e lavoro si riduce attraverso due decisioni. La prima consiste nel costante aggiornamento dell'atlante delle professioni, per realizzare appositi corsi di formazione. La seconda riguarda la predisposizione di corsi scolastici e professionali per il costante indirizzamento e re-indirizzamento dei lavoratori.
Non stiamo a ripetere concetti che dovrebbero ormai essere ovvi: viviamo nella società della conoscenza e dunque non si va avanti senza un solido apparato formativo che accompagni l'orientamento e il lavoro, senza un'efficiente ed efficace infrastruttura formativa che sia centrale nella vita delle persone, non solo nel periodo compreso tra i 6 e i 16 anni.
La conoscenza, in un sistema avanzato, è la risorsa principale su cui agire. Scuola, formazione professionale, università e long life learning vanno progettati con rigore. La formazione è il frattale della società di domani: ciò che può riprodurre il desiderio di un progresso materiale o spirituale. Ci pare del tutto sensato che la formazione e il lavoro fondino un Paese: fosse per noi, all'Italia fondata sul lavoro aggiungeremmo “e sulla formazione”.
Per questo proporremo anche un bonus formativo per le persone che hanno intenzione di ri-orientare il loro cammino professionale: il fatto che le persone debbano decidere a 14 anni che cosa fare o studiare non è una garanzia per nessuno».
Autore: En.A.I.P. Piemonte
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