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05/09/2016
APRIRE UN LOCALE DAL GUSTO INTERNAZIONALE.
Un po’ di Finlandia in un’esperienza di aggregazione made in Italy
Ci sono cervelli che non scappano. Vanno all’estero, prendono appunti e tornano con la voglia di cambiare le cose, nel loro paese. Chiara Zanetta, borgomanerese, classe 1979, una Laurea in Scienze dell’Educazione, dopo molti anni di lavoro con bambini e adolescenti e diverse esperienze come barista, nel 2007 sceglie di andare all’estero grazie al Servizio di Volontariato Europeo: un anno in Finlandia. Cerca, trova, impara e poi ritorna nella sua città, perché è qui che il progetto che ha nella testa prenderà forma. E la forma è quella di un circolo di aggregazione giovanile, il Circolo Santa Cruz.
«Mi sono sempre occupata di animazione e sono partita per la Finlandia perché lì’ ci sono i modelli di riferimento più significativi, caratterizzati da un’attenzione alla dimensione ambientale, all’accoglienza e all’aggregazione. Quando sono tornata in Italia, l’idea di aprire uno spazio pubblico era sempre più presente così mi sono iscritta ad un corso serale di “TECNICHE DI SALA BAR – PREPARAZIONE BEVANDE E COCKTAIL”, presso l’EnAIP di Oleggio. Volevo acquisire tecniche professionali adeguate, perché per aprire un locale che funzioni, occorre offrire servizi e prodotti di qualità. Il corso, grazie a molte ore di pratica, mi ha permesso di raggiungere un buon livello di preparazione e di autonomia. Ora avevo tutto, aspettavo solo l’occasione giusta, quella per cui valesse la pena di buttarsi, anima e corpo».
L’occasione a Chiara si presenta a febbraio 2014 quando, Comune e Pro Loco di Borgomanero decidono di riaprire il Centro Sociale della frazione di Santa Croce, per rimettere a disposizione della comunità, della frazione e in modo particolare dei giovani uno spazio di riferimento, come luogo di incontro e di aggregazione. Chiara accetta la sfida e insieme ad altri giovani crea uno spazio che ruota attorno ad un locale caffetteria, ma che offre la possibilità di accedere ad una rete wifi, di utilizzare campi sportivi, di riscoprire giochi di società, di riparare la propria bicicletta nello spazio “ciclofficina”.
Pensare, creare e utilizzare uno spazio ha un significato sociale. Ogni luogo per come si presenta, per come viene vissuto, racconta una storia sua e della comunità cui appartiene. E se lo spazio è vivo, starci può servire a costruire un pezzetto di quella storia. Il Circolo Santa Cruz parla di sé, della gioia dei bambini, della serenità delle famiglie, della tensione degli adolescenti, fa nascere aspettative, racconta i sacrifici di Chiara e la sua intuizione, parla di possibilità e di futuro.
«In questi mesi ho speso tutto il mio tempo in quest’avventura. Dall’apertura i soci sono aumentati e a giugno abbiamo superato quota 500. Il circolo è sempre più bello, accogliente e partecipato. Le idee non mancano e sono molte le persone che ci danno una mano. Anche la ciclofficina è un successo. Il tutto però ruota economicamente attorno al bar, e la scelta di formarmi a livello professionale sta pagando».
Ci sono spazi che segnalano informalità ma sono frutto di un progetto pensato; spazi che ispirano creatività rischiando di essere fuori dalle “mode”; spazi che traboccano di gente e di ricordi, che sanno far dialogare generazioni. Questo, e molto altro, è il Santa Cruz.
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