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29/01/2019
In questi giorni il ricordo torna là, al giorno dello sbarco, alla paura che ti lasci alle spalle nonostante tutta l’incertezza che hai davanti. Inizia proprio da uno sbarco la storia di Mamadou Jallow, 30 anni, originario del Gambia. “Nel mio paese facevo il maestro elementare- racconta- era un lavoro bellissimo, che mi dava grandi soddisfazioni. Purtroppo però la situazione è peggiorata e tanti giovani come me sono stati costretti a fuggire”.
Il giorno del suo sbarco è stato quasi una seconda nascita, in una terra sconosciuta, incomprensibile, nella quale avrebbe dovuto ricominciare tutto d’accapo. “Era il 17 novembre 2014 quando sono arrivato in Puglia. Avevo 26 anni, non avevo più nulla e non capivo nulla, perché non sapevo l’italiano. Fortunatamente sono stato subito trasferito e preso in carico dal CISS (Consorzio Intercomunale Servizi Sociali) di Domodossola, che ha provveduto a fare tutti i documenti per il riconoscimento della protezione internazionale come rifugiato” .
E’ infatti grazie al Consorzio e all’interessamento della Dr.ssa Chiara Cantarelli, che Mamadou inizia un percorso di inserimento sia sociale che lavorativo, che coinvolge anche EnAIP Piemonte. “Il 3 aprile 2017- spiega Lisa Lipari, orientatrice di EnAIP Domodossola- il Ciss ci contatta ed insieme progettiamo un percorso di orientamento per il ragazzo e poco dopo riusciamo ad attivare un “Buono Servizi al Lavoro”, che permette a chi è in una condizione di svantaggio, come quella di profugo, di lavorare”.
Mamadou inizia così a lavorare come tirocinante presso il McDonald's di Domodossola. E’ un ragazzo socievole, serio, educato, puntuale. Come si dice, un gran lavoratore! In poco tempo migliora il suo italiano, acquisisce abilità nel suo settore di lavoro e il suo impegno viene premiato. Finito il tirocinio McDonald's ha deciso di assumerlo con un contratto di apprendistato, che permetterà al ragazzo una stabilità economica e sociale e uno sviluppo delle sue competenze lavorative e relazionali.
Una storia che attraversa confini, colori della pelle, lingue, lavori, gioie, dolori. Una storia che ha un grande valore umano, oltre che professionale, scritta da persone che prima di essere profughi, educatori, orientatori, tutor aziendali, nella vita come nel lavoro, sono prima di tutto esseri umani: Mamadou, Chiara, Lisa, Arianna.
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