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21/05/2018
Venerdì 18 maggio, alla Fondazione Casa di Carità e dei Mestieri in corso Benedetto Brin 26 a Torino, si è tenuto l'evento finale di Nisaba, il progetto di apprendimento della lingua italiana ed educazione civica rivolto ai cittadini stranieri in difficoltà. Il percorso, finanziato dall’Unione Europea e dal Ministero dell’Interno, con capofila EnAIP Piemonte, si è svolto in partnership con Fondazione Casa di Carità Arti e Mestieri, CFIQ, Formazione 80, CPIA3 Torino e CPIA5.
La giornata si è aperta con i saluti di Mariachiara Scudo (coordinatrice di Nisaba per Casa di Carità Arti e Mestieri Onlus) e Sergio Pugliano, direttore generale EnAIP Piemonte, il quale ha sottolineato che il progetto, oltre ad aver superato le aspettative nei numeri, “ci deve rendere orgogliosi dei risultati raggiunti in termini di integrazione sociale e cittadinanza attiva”.
In effetti, dalla relazione di Lilia Gadri di EnAIP Piemonte, è emerso un quadro molto positivo. Il percorso ha coinvolto tre target differenti: donne in difficoltà (single con figli a carico, provenienti da Paesi terzi, vittime di tratta), minori a rischio di esclusione sociale e stranieri, e adulti disoccupati. Nel dettaglio, i numeri: oltre 630 partecipanti, 64 corsi realizzati in Piemonte di cui 17 rivolti a donne vulnerabili e 12 ai minori, 3 kit didattici fruibili online e in forma cartacea e il 60 per cento delle ore di lezione svolto fuori dall’aula (farmacie, mercati, musei, ecc.).
Quest’ultimo punto, come ha spiegato la coordinatrice Francesca Costero (EnAIP Piemonte), è stato determinante per la buona riuscita del progetto: l’obiettivo, infatti, era sì quello di promuovere l’alfabetizzazione della lingua italiana, ma di farlo attraverso metodologie alternative in grado di coinvolgere maggiormente gli apprendenti e utili in termini di inclusione sociale. Con le donne, in particolare, si è ragionato nell’ottica di accesso ai servizi (prenotare una visita medica, fare la spesa, leggere una ricetta medica, ecc), con i ragazzi si è puntato sul tempo libero (cinema, musica, ecc) e con i disoccupati è stato approfondito il linguaggio in contesti lavorativi (macelleria, falegnameria, meccanica, ecc). Per quanto riguarda le donne con figli a carico, inoltre, in accordo con gli enti presenti sul territorio, è stato attivato un servizio di baby parking durante le ore di lezione: un'attenzione che si è rivelata essere fondamentale e molto apprezzata dalle mamme.
Uno dei risultati più importanti del progetto è stato quello di aver incrementato il percorso formativo delle persone coinvolte: alcune di loro, che hanno partecipato al corso cogliendolo come una sfida, poi si sono iscritte a corsi di studio professionali che li accompagneranno nell’inserimento lavorativo.
Nella prima parte del seminario, si sono concentrate le testimonianze dei protagonisti dei corsi Nisaba e dei docenti e tutor. Da tutti gli interventi è emersa grande soddisfazione e la speranza che al progetto appena terminato possano fare seguito altri corsi. “Coniugare gli aspetti teorici con una visione pratica: questo è il punto di forza di Nisaba”, afferma Roberto Varvello, curatore di un laboratorio di falegnameria. “L’alunno viene messo al centro e la relazione tra allievo, tutor e docente diventa fondamentale”, gli fa eco Genny Villano dell’EnAIP Domodossola. “Nel nostro caso, l’apprendente meccanico è stato inserito in una vera e propria officina che gli ha consentito di formulare ipotesi, fare domande e autoformarsi attraverso giochi di ruolo e prove pratiche”.
“Il sapere –afferma Elisa Franzò del centro EnAIP di Rivoli- “è passato agli studenti attraverso la centralità dell’apprendimento della lingua e viceversa. La parola chiave è stata contaminazione: nelle metodologie didattiche, tra allievo e docente, tra esperienze acquisite e pregresse”.
A Pralormo, dove è stato attivato un corso rivolte a donne vulnerabili, è stato interessante notare come l’isolamento di chi residente in Italia da anni, ma non incluso nella società per via della lingua, man mano sia andato scemando. L’approccio comunicativo, umanistico-affettivo è servito, oltre che ad imparare facendo, ad ampliare le competenze e le relazioni umane. Questo aspetto è stato sottolineato da tutti i relatori: Nisaba, nonostante sia stata un’esperienza limitata nel tempo, si è rivelato un percorso umano sia per i docenti sia per gli allievi che “dovrebbe trasformarsi in una metodologia di lavoro applicata in tutti i corsi rivolti ai cittadini stranieri”. Il progetto di insegnamento della lingua, intesa come comunicazione e non soltanto come sistema di regole, ha richiesto al corpo docente di sperimentare e modificare il proprio metodo didattico. Con l’ausilio dei tre preziosi kit di insegnamento, ad ogni docente sono stati forniti suggerimenti strutturati per i test di ingresso e di uscita, per valutare le competenze acquisite, schede di rilevazione degli interessi e un glossario (dalla linguamadre all’italiano).
“La lingua, in tema di integrazione, è una delle priorità a cui dobbiamo lavorare”, sostiene Monica Cerutti, assessora regionale alle politiche giovanili, immigrazione e pari opportunità. “Abbiamo la necessità di trasformare progetti in politiche –prosegue- e di ragionare in modo multidisciplinare per costruire dei reali percorsi di inclusione sociale”. “Nisaba è riuscito a sviluppare una progettazione ampia, che è uscita dai confini della città, e ha permesso di far conoscere le nostre montagne e le bellezze del territorio nel suo complesso”, afferma Barbara Azzarà consigliera della Città Metropolitana di Torino con delega a istruzione, formazione professionale e politiche giovanili. “Per portarlo avanti abbiamo la necessità di persone che credano davvero in questo progetto; noi, come ente, continueremo a dare il nostro sostegno”.
In conclusione, i due punti di forza del progetto da tenere a mente anche per il futuro: “la partecipazione attiva a situazioni pratiche, che ha reso le persone protagoniste della realtà in cui vivono” (Rita Esposito DS CPIA 5 Torino) e “l’interazione tra docente linguistico e tutor che conosce l’ambito lavorativo specifico nel quale è inserito il migrante” (Massimo Negarville Formazione80). Il lavoro di squadra, dunque, fatto di reciproci e continui scambi, ha fatto di Nisaba un successo per le dimensioni quantitative, qualitative e per gli obiettivi raggiunti.
Luca Sogno, Presidente di EnAIP Piemonte: "Quindi, se questi sono i risultati, ci si auspica che si porti a sistema questo metodo, implementando sia gli strumenti didattici che le competenze dei formatori in grado di rendere questo modello stabile e “ordinario”.
Tra gli altri interventi anche: Tiziana Tosatto del CSSAC, che ha sottolineato l'importanza della rete e Diego Mometti, del Servizio Migranti di Diaconia Valdese. E ancora, Livio Bruere dell'Associazione Macellai del pinerolese e Marco Fraschia del CAI Val Pellice. Bruere ha evidenziato come questo percorso ha richiesto un'analisi prima interna, poi con i beneficiari, nell'accettazione del diverso e nel contrasto alla paura.
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